Il Liceo Classico incontra la Prof.ssa Donatella Puliga

di Chiara Renzi e Natalia Pacelli - Classe 4ªC2

La  professoressa Donatella Puliga, docente dell’Università di Siena, è tornata gradita ospite del nostro Istituto martedì 8 aprile 2025, per regalarci un suggestivo momento seminariale sul tema “La bellezza delle emozioni antiche. E’ ancora possibile la speranza?”. L’incontro ha visto l’attenta ed entusiasta partecipazione delle classi del triennio del Liceo Classico (3ªC2, 4ªC2, 5ªC2, 5ªC3), che hanno seguito con curiosità e spirito critico il dialogo tra emozioni antiche e riflessioni moderne.

Con sguardo acuto e coinvolgente, la professoressa Puliga ci ha accompagnati in un viaggio tra letteratura e realtà, guidandoci con sapienza alla consapevolezza delle emozioni, non solo come sentimento, ma come creazione viva del linguaggio e della cultura più in generale.

Richiamando i moderni emotional studies abbiamo ripercorso emozioni già note, come la paura, l’ansia, la  noia, la felicità, ma abbiamo anche dato un nome a emozioni “nuove“ nate in questi ultimi anni, come la nomofobia, la cybercondria o la fomofobia, sottolineando che le emozioni quindi sono, oltre che naturali, anche culturali. Successivamente la professoressa ha approfondito l’analisi linguistico-lessicale e culturale della gioia, dello stupore, e della speranza, con opportuni riferimenti agli autori classici, da Esiodo a Teognide, da Platone ad Aristotele, a Saffo e Catullo, a Cicerone,  Virgilio, Properzio, Seneca ed altri. L’excursus ha evidenziato che la migliore educazione ai sentimenti, di cui oggi tanto si parla, si realizza pienamente attraverso lo studio della letteratura, che parla spesso della nostra stessa esperienza umana. La professoressa Puliga ha fatto puntuale riferimento anche all’etimologia delle parole che descrivono gli stati d’animo, interrogandosi con noi su ciò che evocano, su cosa nascondono e da dove provengono. Ad esempio, in riferimento al termine “stupore” ha spiegato che deriva dal latino stupor, che a sua volta viene dal verbo stupēre, che significa restare attoniti, immobili, senza parole, per meraviglia o per paura.

La disamina si è poi concentrata sul concetto di speranza: dall’analisi dei verbi che la accompagnano, quali nutrire, abbandonare, accarezzare, tenere viva, è emerso che essa è intrinsecamente parte di noi. La professoressa ha spiegato, infatti, che i Greci la chiamavano Elpís, nome che definiva un sentimento complesso ed ambivalente che coniuga paura e desiderio di bene e, pertanto, ci ha invitato a vederla e interpretarla come un concetto attivo, non passivo, che ci deve indurre a lottare e a cercare soluzioni creative per il futuro, per poter davvero realizzare ciò che vogliamo.

Ancora una volta e grazie al prezioso aiuto della studiosa, l’incontro con la classicità non è stato solo un esercizio di memoria, ma un’occasione viva di confronto per comprendere i nostri sentimenti e per individuare alcuni remedia per superare i momenti di tristezza o noia: leggere, aprirsi al dialogo e passeggiare nella bellezza della natura. Esperienze come questa arricchiscono profondamente il nostro percorso formativo e danno valore alla scuola come luogo di pensiero, ricerca e dialogo autentico.